“Silenziare Fassina? Letterina al prof. Monti sul prima e sul dopo in politica di Emanuele Contu ·

“Silenziare Fassina? Letterina al prof. Monti sul prima e sul dopo in politica
03/01/2013 · di emanuelecontu ·
Caro prof. Monti,leggo che raccomanda a Bersani di “silenziare” le ali estreme del Pd, e in particolare il buon Fassina. E’ curioso: sarei in qualche modo d’accordo con lei, professore. Se il Pd …non avesse Fassina, o almeno se non gli accordasse tutto quello spazio, sarebbe un partito migliore e più utile all’Italia. Sarei d’accordo con lei eppure sono convinto che lei abbia infilato in una sola dichiarazione diversi strafalcioni da prima elementare della politica. Non se ne abbia a male: sono professore anche io. Di scuola media, certo, ma qui siamo proprio alle basi, come dicevo. Quindi mi permetto, da collega a collega, di muoverle qualche osservazione critica.

C’è un prima e un dopo in politica. Il dopo sono le proprie opinioni e convinzioni personali, tutte legittime e più o meno autorevoli, credibili e utili a seconda dei casi. Il prima riguarda alcune regolette che sarebbe utile imparare e che par grave non siano chiare a chi è già capo del Governo e punta a essere riconfermato nel ruolo. Nell’ordine:

1.Prima regola: quando ci si propone come candidato a un’elezione, bisogna essere trasparenti nel dire con chi si sta e con chi no. Lei non può dire “sto con il Pd di Ichino (intanto ce l’ha pure scippato) e di Morando (con lui il giochetto non le riuscirà), ma non con il Pd di Fassina”. Troppo comodo. Guardi, per parlarle del mio, io sto con il Pd di Morando E di Fassina. Se vogliamo essere maliziosi, diciamo che pur di stare nel partito di Morando sopporto la presenza di Fassina. Lei, professore, non sta con il Pd: quindi, le piaccia o no, non sta con Fassina e neppure con Morando.
2.Seconda regola: un partito non è un marchio, un involucro e neppure un movimento. Tutte espressioni da lei utilizzate in questi giorni di una campagna elettorale che assomiglia un po’ troppo a una campagna acquisti: prendo Tizio dal Pd, Caio dal Pdl, Sempronio dalla società civile. Non c’è bisogno di tirare in ballo la Costituzione. Semplicemente tenga presente che stare in un partito, uno vero e democratico (quindi per natura imperfetto) come appunto il Pd, significa scegliere di prendere sul serio la politica. E “se la politica è una cosa seria, allora bisogna farla seriamente, insieme agli altri, mettendo in conto le diversità di opinione, ma partecipando a una forza capace di incidere davvero” (questa l’ho rubata a Pierluigi Bersani, un tizio bizzarro, figlio di un benzinaio, che forse lei sta sottovalutando). E aggiungo io che per incidere davvero, devi tirare dentro le persone, coinvolgerle nelle scelte, crescere insieme a loro e farti carico anche dei loro limiti, intanto che altri si fanno carico dei tuoi. La politica non è solo avere incarichi di responsabilità: quello è l’ultimo anello della catena. La politica è amore per la polis, ovvero le persone che la abitano: e non si amano le persone stando chiusi in un palazzo assieme a quelli bravi che piacciono a me. Bisogna darsi il tempo di parlare con gli altri, confrontarsi con idee diverse, mettere in discussione il proprio punto di vista. Altrimenti non è più democrazia, è oligarchia: prendo quelli che mi piacciono e decidiamo tra noi per tutti.
3.Terza regola: un po’ di buona creanza fa bene all’Italia, dopo tanti anni di cialtroneria berlusconesca. E buona creanza è anche non presentarsi in casa degli altri a seminar zizzania, dicendo al padrone di casa di cacciar via questo e premiare quell’altro. Un giochino molto praticato proprio da Berlusconi, che si permetteva di dare la patente del buono ora a D’Alema, poi a Ichino, infine a Renzi, come se la sua opinione da queste parti fosse molto considerata. Guardi, professore, che non ci fa una bella figura quando replica i trucchetti del suo predecessore a Palazzo Chigi. Anche se lei ha più aplomb, credibilità internazionale, carisma e sintomatico mistero. Tra l’altro, si fidi che in casa Pd ha poco da seminare: siamo appena usciti vivi da tre mesi di primarie che avrebbero ammazzato qualunque “movimento”, per tacer degli “involucri”. Eppure mi pare che a pranzo insieme oggi ci fossero Bersani e Renzi: lei non l’han mica invitata, giusto?
Insomma, da professore a professore: veda di andare a silenziare la gente da qualche altra parte, se proprio ci tiene.”

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