Si delinea il fronte comune l’olandese Wilders, la destra austriaca e altre formazioni nazionaliste in vista delle europee L’annuncio era arrivato dalle pagine della Padania la scorsa settimana, alla vigilia delle primarie per la guida della Lega Nord che lo hanno visto trionfare su Umberto Bossi (ottomila preferenze contro poco meno di duemila). Già prima di stracciare il senatùr, un segnale forte dell’irreversibilità del nuovo corso leghista, Matteo Salvini aveva affidato al quotidiano del Carroccio la sua “visione” del futuro del movimento, a partire dalla tornata elettorale europea del prossimo anno. «A livello internazionale – aveva detto il quarantenne eurodeputato –, la priorità è sgretolare questo euro e rifondare questa Europa. Sì quindi alle alleanze anche con gli unici che non sono europirla: i francesi della Le Pen, gli olandesi di Wilders, gli austriaci di Mölzer, i finlandesi… insomma, con quelli dell’Europa delle patrie».
Ora, nella veste di nuovo segretario federale della Lega, Salvini potrà rendere effettivi i suoi propositi, sancendo anche in modo formale l’alleanza con i populisti e l’estrema destra di tutta Europa in occasione del congresso leghista in programma il 15 dicembre al Lingotto di Torino.
Proprio Salvini aveva del resto annunciato la partecipazione alla kermesse della Lega di Marine Le Pen e dell’olandese Geert Wilders, campione indiscusso dell’islamofobia continentale, vale a dire i due esponenti politici che già a metà novembre avevano lanciato un “manifesto” per unire l’eurodestra. In realtà, se Wilders ha confermato la sua presenza, la leader del Front National francese, impegnata in un tour elettorale in Alsazia, non potrà essere della partita ma invierà a Torino sua nipote Marion Maréchal-Le Pen (nella foto), eletta lo scorso anno deputata a soli 22 anni.
Anche Andreas Mölzer, l’intellettuale della nuova destra viennese citato da Salvini e considerato un po’ come l’Alain de Benoist locale, sarà sostituito – si fa per dire – dal leader dei liberal-nazionali dell’Fpö, Heinz Christian Strache, il vincitore morale delle recenti elezioni austriache, considerato l’erede politico di Haider. Non solo, al congresso leghista dovrebbero partecipare anche delegazioni degli indipendentisti fiamminghi del Vlaams Belang, dei Democratici svedesi, del Partito nazionale slovacco, tre formazioni esplicitamente estremiste, oltre a quelle del Partito conservatore bulgaro e del movimento polacco di Solidarna Polska. Due, infine, gli ospiti russi: il parlamentare del partito di Putin Russia Unita, Viktor Zubarev, e l’ambasciatore russo all’Onu del Congresso mondiale delle Famiglie, Alexey Komov.
Nessuna notizia, invece, dei rappresentanti dello Ukip di Nigel Farage, il Partito per l’indipendenza del Regno Unito con cui la Lega ha fino ad oggi diviso la titolarità del Gruppo Europa della libertà e della democrazia a Bruxelles. Un’assenza determinata probabilmente dall’incompatibilità degli euroscettici britannici – che in Italia hanno un ottimo rapporto col Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo – con movimenti e partiti schierati all’estrema destra, che rende ancora più evidente la svolta leghista.
Se infatti negli oltre venti anni di storia della Lega non sono certo mancati né i toni né i riferimenti ideologici pescati nel repertorio del radicalismo nero, dalla xenofobia all’evocazione della comunità di “sangue e suolo”, è paradossalmente quest’ultima deriva in nome «dell’Europa della patrie contro l’Europa delle banche» che si conclude nell’abbraccio con Marine Le Pen, che sembra condurre il Carroccio più verso l’estrema destra dura e pura che non nella direzione del semplice euroscetticismo.
Così, mentre Salvini torna ad indicare nell’indipendenza del Nord l’obiettivo di fondo del partito – «Indipendentisti in Italia, con i modelli scozzese e catalano» – e, proprio come Le Pen, paragona la Ue all’Urss di un tempo – «Questa non è l’Unione europea, ma l’Unione sovietica, un gulag» –, la Padania evoca il complotto «mondialistico-finanziario» del Bilderberg, la possibilità che “la caduta” di Berlusconi l’abbia voluta la massoneria internazionale alleata degli Usa a causa della sua amicizia con Putin e il fatto che proprio la Russia putiniana rappresenti l’ultima difesa dei «valori cristiani dell’Europa (travolta) dall’immigrazione di massa favorita dal politically correct».
Insomma un bel catalogo dei luoghi comuni della destra radicale. E pensare che un tempo facevano paura “i fucili” di Bossi.